Due Biografie di Gente Illustre – Haki Stërmilli

ShkrimSami Frashëri.

Varie volte gli stessi turchi hanno preso la penna per scrivere su questo grande uomo che  nacque da una illuminata madre albanese. Ma noi, e qui non mi vorrei sbagliare, mai abbiamo cercato di mettere in risalto il valore altissimo di questo infaticabile e brillante scienziato. La colpa di questa manchevolezza la dobbiamo attribuire alla situazione instabile e sempre torbida dell’Albania, che non permise non solo ai nostri scrittori e scienziati, me nemmeno ai umili contadini di godere nemmeno  per un attimo quella tanto indispensabile quiete spirituale e mentale. Risulta dunque comprensibile che questo silenzio non é stato una sconsideratezza verso questo discendente della famiglia Frasheri che ogni qual volta che capita ci invita ad inginocchiarci dinanzi alla sua indimenticabile memoria.

Adesso che mi si é presentata l’occasione per parlare dei grandi uomini della nostra nazione, mi sento obbligato a presentarli, anche in forma breve, la vita produttiva di questo albanese che salì al apice del mondo culturale turco

Lui nacque nel villaggio di Frasheri il mercoledì del 1° giugno del l850. Era il figlio di Halit Bey Frasheri e della signora Eminé. Le prime lezioni le prese da in insegnate privato nel suo villaggio natale e quando giunse ai 11 anni, si trasferì a Giannina dove prosegui gli studi elementari ed in seguito il ginnasio greco. Concluse gli studi nel 1871 dove venne munito di una vasta e sana cultura ed apprese perfettamente la lingua greca (quella nuova e quella antica), il latino, il francese e l’italiano. Inoltre, negli anni quando studiava al ginnasio, prosegui i studi anche alla Madrasa (scuola media religiosa mussulmana) dove apprese oltre al turco, anche l’arabo ed il persiano.

Nel 1872 si trasferì ad Istambul dove si lancio nella vita giornalistica fondando il quotidiano “Sabah” (“Il Mattino”). A causa dei articoli di tendenze fastidiose e di apposizione al regime da lui scritte nel suo questo quotidiano, nel 1874 il Sultano lo confinò a Tripoli. Ma lui anche là non cesso di sfogarsi e fece si che la sua voce si sentisse anche sul giornale “Tripoli” che lui pubblicava in lingua turca ed araba. In seguito la pena  le venne condonata e rientrò ad Istambul.

Sami Frasheri
Sami Frasheri

Nel 1880 venne nominato Segretario alla Commissione dell’Ispettoriato Militare. Benché fosse un impiegato dello stato, ufficialmente risultava condannato agli arresti domiciliari e di non potè tenere contatti con estranei, poiché veniva considerato uomo pericoloso per il Sultano ed il suo regime assoluto.

Dal 1873 al 1904, per ben 31 anni di seguito, scrisse 44 opere pubblicate ed altre 13 non pubblicate , in totale 57 opere, tra le quali le più importanti sono: “Il Dizionario della lingua Turca”, “Dizionario della lingua Araba”, “Dizionario turco – francese”,  “Il dizionario franco – turco”, e “l’Enciclopedia turca” in sei grossi volumi.

Quest’uomo che era stato dotato di questa grande ricchezza mentale, morale e culturale, mori in piena povertà, senza un soldo in tasca. Dopo la sua morte (mori di sabato il 18 giugno 1904) la sua casa che si trovava nel quartiere di Eren Qoji venne venduta dalla sua famiglia. In questo modo oltre alla tomba, non rimase nessun segno di questa faticosa vita.

Anche nel campo della nazione albanese, Samì dette un prezioso contributo personale. Presiede il Comitato per l’Alfabeto Albanese che per la prima volta dopo il Congresso di Berlino venne fondato ad Istambul e con una impeccabile bravura, seppe guidare i suoi atti verso il trionfo del ideale nazionale. Pubblicò il primo abbecedario albanese con lettere cirilliche e quando la causa albanese era in pericolo a causa del trattato di Santo Stefano ed in seguito dal Congresso di Berlino i quali si adoperavano a staccare parti del territorio albanese per donarli agli altri stati balcanici.

Mise in scena la famosa tragedia “Besa”. In questa opera, che fece grande scalpore, mise in evidenza davanti al mondo esterno le alte virtù della nostra nazione quale l’onore, la promessa, la virilità e l’abnegazione esemplare. Lui pubblicò anche una grammatica albanese che, secondo i competenti viene dichiarata di essere la migliore fino allora pubblicata.

Il suo patriottismo Sami lo manifesta e lo perpetua tramite l’Enciclopedia Turca, nella quale spiega in un linguaggio aperto e documentato il significato delle parole Illiria, I Pelasghi, L’Epirro, La Macedonia, Skenderbeu, Kastrioti, L’Albania ed altre. Gente onesta e fiduciosa che in quel periodo si trovavano ad Istambul, ci assicurano che Sami minacciò la censura turca di far bruciare l’intera opera di sei volumi, se non venissero pubblicate tutte le parole che avevano a che fare con gli albanesi e la loro nazione.

Il suo amor-patrio giunse all’apice con l’opera immortale “L’Albania: cosa é stata, cos’è, cosa sarà”. In questa pubblicazione si manifesta tutta la sua indole spirituale, profetizzando anche per l’Albania quel futuro, nella patria libera che anelava di avere il nostro grande erudito albanese. In breve lui ha proclamato molti anni prima del 1912 l’indipendenza dello stato albanese.

Per le frontiere dell’Albania, Sami Frasheri disse che dovevano essere aperte e dovevano estendersi fino alle frontiere etniche del nostro paese. Lo stato albanese, sognato da lui, doveva essere una nazione progredita, fiorita e molto felice. Lui ha chiesto quello che hanno manifestato, con idee chiare nelle loro poesie Vaso Pasha, Naimi e di tutti i nostri poeti del risorgimento.

La nazione albanese deve molto ai tre fratelli Frasheri, poiché loro servirono e valsero molto alla patria più di tre grosse armate. Il profondo riconoscimento, radicato profondamente nei cuori albanesi per i fratelli Abdyl, Naim e Sami, verrà evidenziata un giorno quando verrà innalzato un monumento commemorativo per immortalare la memoria della loro vita brillante.

Rexhep Pashë Mati.

…Mi sembra ragionevole e utile che parli anche di una figura che giunse a salire ai più alti gradi del Esercito dell’Impero Ottomano ed allo steso tempo si sforzo di servire alla nostra causa nazionale.

Si. Desidero illuminare la vita e l’attività di Rexhep Pasha Mati che giunse ad onorare la nostra nazione con il suo corredo culturale, con la sua purezza morale e con i suoi servizi nazionali. Credo che quest’uomo, veramente grande, merita di occupare un posto nella storia del nostro risorgimento nazionale, a fianco di tutti quelli ai quali siamo riconoscenti.

Lui nacque nel quartiere “Hoxhaj” del villaggio di Bater del distretto di Mati nel anno 1841. Non era discendente di qualche distinta famiglia. Suo padre era contadino semplice, un prete musulmano con una cultura teologica molto limitata, adeguata al suo tempo. Però era un uomo intelligente e di acuta risposta.

Mullah Hasan Ruçi – cosi é che si chiamava il padre di Rexhep Pasha – per poter assicurare la vita alla sua famiglia si era trasferito ad Ederne (Turchia), dove aveva impiantato un panificio. Anche suo figlio, il piccolo Rexhep, che l’aveva preso con se, si era iscritto alla scuola. Quando suo figlio ebbe superato le elementari e le medie inferiori, lo iscrisse alla Scuola Militare, dove la frequenta e la concluse con pieno merito.

Nel 1864 quando era solo 23 anni é stato promosso direttamente capitano della VI Divisione dell’Esercito Imperiale. Nel Guigno del 1869 venne promosso capitano di I° grado in quella stessa divisione. Nel dicembre del 1861 divenne maggiore e viceprefetto dell’esercito nel V° gruppo della VI Armata.

Nell’anno 1875 con il grado di tenente/colonnello venne trasferito all’ VIII Armata di istanza in Bosnia-Erzegovina ed in seguito con lo stesso grado e con la stessa armata venne trasferito nella III Divisione di Giannina. Nell’anno 1883 venne promosso a Generale di Divisione e venne trasferito da Giannina quale commandante della VI Divisione dell’Armata Salonicco-Kosova.

Nella Kosova la popolazione di Drenica si era opposta con la forza ad alcuni provvedimenti governativi. Solo l’intervento di Rexhep Pasha Mati potè salvare la popolazione insorta dalla grave punizione che le voleva infliggere il sultano.

Rexhep Pashe Mati
Rexhep Pashe Mati

Rexhep Pasha Mati, allo scopo di preparare un buona forza per usarla in seguito a suo interesse per il trionfo dell’ideale nazionale, propose al governo di  Istambul di voler organizzare nel Kosova un esercito, composto dagli stessi abitanti del luogo, i quali verrebbero addestrati di giorno nei centri militari più vicini e di sera potevano rientrare nelle proprie case. La proposta venne accolta ed  eseguita. Ma gli uomini fedeli al Sultano Hamit arrivarono e scoprire il vero scopo del Pasha albanese ed immediatamente avvisarono il sultano. Per questo motivo Rexhep Pasha Mati venne confinato in Africa dove vi resto fino a metà del 1908.

Dopo la proclamazione della Costituzione Turca, nel 1908, rientro ad Istabul e venne designato Ministro di Guerra. Ma in queste funzioni non resto a lungo poiché il 13 di Dicembre di quello stesso anno venne trovato morto nel suo stesso ufficio ministeriale.

La sua morte fece grande scalpore tra i patrioti albanesi, i quali, sulla base dei fatti portarono alla convinzione che lui era stato avvelenato dal sultano, poiché in vari casi questo ufficiale albanese aveva progettato di preparare l’insurrezione armata per rovesciare il suo regime e per ridare la libertà all’Albania.

Durante la sua vita era in strette relazioni con i promotori dell’ideale nazionale e protettore di tutti quei albanesi che cadevano nelle griffe del regime assoluto del Sultano. Quando mori  non li trovarono nemmeno una lira nel portafoglio.

Dalla sua corrispondenza che abbiamo potuto revisionare, risulta comprensibile il suo alto livello culturale, il carattere forte e l’amore profondo che nutriva per la sua patria sotto prigionia.

Suo fratello e l’intera famiglia di questo distinto patriota, risiedono ancora oggi giorno nel distretto di Mati, come tutti gli altri contadini, senza nessuna pretesa.

Përktheu Robert Cipo

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